
27/10/2023
UN LUNA PARK DELLA MEMORIA
Non l’ho conosciuta di persona, ma d’altra parte è raro che accada, e per me è senz’altro più semplice così. Non l’ho conosciuta di persona, ma addentrandomi nella sua casa adesso silenziosa, tra credenze, armadi e cassetti stipati di oggetti, piano piano mi costruisco un’immagine mentale di lei. Il suo appartamento è bellissimo, molto grande e all’apparenza perfetto, di un ordine impeccabile, ma nasconde un segreto. Il segreto si rivela soprattutto nella vasta soffitta – eh sì, miei cari, ancora una soffitta – alla quale si accede come nelle migliori tradizioni attraverso una scala a chiocciola, e nel grande garage seminterrato. Non si può non essere sopraffatti dalle decine di pile e dalle centinaia di scatole accuratamente chiuse, scatole che contengono altre scatole, e ogni oggetto riposto con cura, incartato, legato, catalogato. Una muraglia di contenuti misteriosi quasi inaffrontabile, e ci vuole tempo e coraggio per venirne a capo e prendersi cura del suo segreto. Perché le scatole contengono tutto, letteralmente tutto. Ci sono scatole di pizzi, di nastri, di guanti, di spaghi, di vecchi interruttori, di fiori finti, e tu la immagini a riporre ogni nastro di ogni pacco sotto l’albero di Natale, a piegare le carte da regalo più belle, a staccare e conservare i fiori finti dalle bomboniere. Ci sono scatole di sassi, di frammenti, di conchiglie, di ricordi, di briciole di una vita. Spesso c’è sopra un cartellino, come nel sacchetto di “ghiaia del vialetto della casa del mare”. Ci sono tesori, misteri e rifiuti, come nella vita di ognuno: solo che lei li ha tenuti tutti, li ha salvati dal tempo, arginando il caos aiutata dall’abbondanza di spazio e dalla catalogazione ordinata che le dava un’apparenza di ordine. Me la immagino, adesso, figlia di una generazione che conosco bene: quella a metà tra la guerra e il benessere, abituata a far tesoro di ogni cosa ma poi sommersa dal boom economico, quando gli oggetti, gli utensili e i regali si sono moltiplicati iniziando ad invadere le abitazioni. Magari all’inizio lei, come le avevano insegnato, conservava perché “può ve**re utile”, e poi, poco a poco, la cosa le ha preso la mano ed ha cominciato a non riuscire a staccarsi più da niente. Ed è così che nel tempo la sua soffitta e il suo garage sono diventati un luna park della memoria: per i suoi figli, certo, ma adesso anche per noi, che possiamo rivivere emozioni dimenticate. Qui ci sono solo una parte dei giochi dei suoi bambini, riordinati, catalogati e messi via con grande precisione appena per loro avevano perso di interesse. Molti hanno ancora le scatole, a tanti non manca nemmeno un pezzo. Per chi li ha conservati? Per loro, per sé stessa, per noi? E’ una domanda senza risposta, perché semplicemente la signora era così: ordinava e catalogava la vita. Ma è grazie a lei che adesso possiamo vivere un’esperienza di memoria straordinaria: minuscoli soldatini Atlantic ancora con il loro plastico – chi non li ricorda? Erano tantissimi, semplicissimi e tutti di un colore, io ci giocavo al mare con un caro amico, facevamo battaglie infinite – e soldatini più grandi con i cow boys e gli indiani con le facce truci, perché nei primi anni ’70 erano ancora loro, i cattivi. Macchinine di metallo sbatacchiate per ogni dove nei corridoi di casa, poi le prime Hot Wheels, il secondo grande successo della Mattel dopo Barbie, che però in Italia, dove ci stimavano provinciali, erano state ribattezzate “Bruciapista”. La microguida in legno casalinga, a replicare quelle enormi e infernali dei bar, dove penso di aver fatto centro una sola, memorabile volta nella mia vita, e se non bastava la microguida a farci vivere le emozioni dei giochi da circolo c’era anche il flipper: questo in particolare con una grafica meravigliosa di sub e di surfisti californiani. E ancora: i giochi da fiera, i giochi in gomma, quelli che si vincevano alla pesca dei cigni quando ci portavano alle giostre, e che ci sembravano meravigliosi perché li avevamo conquistati da soli. Gli iconici ricci della Steiff, che chi era fortunato si portava a casa come ricordo delle vacanze in montagna, e le confezioni verdi dei primi Subbuteo acquistati da Dreoni, storico e impareggiabile negozio di giocattoli di Firenze, messe via con attenzione maniacale, perché non manca un pezzo, non un singolo dettaglio. Io a Subbuteo non ci giocavo perché non ho mai amato il calcio, ma ricordo che mio fratello ci andava matto, e che la mamma quando lo voleva punire gli toglieva il Subbuteo per poi, a punizione terminata, non ricordarsi più dove lo aveva nascosto. Ma trai tanti giochi ritrovati nelle scatole della soffitta, quello che mi ha entusiasmato di più, portando a galla un ricordo davvero sepolto dal tempo, è la scatola - davvero perfetta, tra l’altro – del Magic Robot, descritto come “ingenious, amazing, infallible” e addirittura “mystical”. Erano i tempi della fantascienza, dell’entusiasmo per la tecnologia e dei romanzi di Asimov, e giganteschi robot si sfidavano in epiche battaglie in film giapponesi dagli effetti speciali piuttosto ingenui. Il Magic Robot, frutto della grande fiducia nella scienza, sapeva tutto, e con la sua bacchetta di metallo forniva – e fornisce tutt’ora – la risposta giusta a qualunque quesito scritto sul tabellone. Non chiedetemi come funziona, perché non voglio saperlo: amo lo stupore della magia come se avessi ancora sette anni. E tutto quello che voglio trasmettervi, oggi, è questo: lo stupore di riprovare emozioni dimenticate attraverso un viaggio nel luna park della memoria che si è preservato grazie al segreto di una donna che non sapeva lasciare andare via il tempo, che ha cercato di chiuderlo nelle sue scatole legate strette con nastri e spaghi per consegnarlo a noi, intatto e vibrante. A Natale le dedicherò una vetrina, e sarà come entrare in un negozio di giocattoli di cinquanta o sessant’anni fa: perché per come ha saputo custodire il suo segreto d’amore per le cose, se lo merita davvero.
Buon fine settimana, amici miei, forse un’altra storia il prossimo venerdì, ma poi… grandi cambiamenti e sorprese in vista del Natale, ma state tranquilli che non sarete delusi!